A viso aperto by Renato Curcio

A viso aperto by Renato Curcio

autore:Renato Curcio [Curcio, Renato]
La lingua: eng
Format: epub
Tags: Biografia, Politica, Saggistica, Scienze sociali
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


XV - La cascina Spiotta

Margherita Cagol è morta il 5 giugno 1975 alla cascina Spiotta, dove teneva prigioniero l'industriale Vallarino Gancia. Nella sparatoria fu ucciso anche il carabiniere Giovanni D'Alfonso. Perché avete deciso quel sequestro?

Si è trattato del nostro primo sequestro a scopo di finanziamento. Fino a quel momento i soldi ce li eravamo procurati con le rapine alle banche: azioni nelle quali eravamo diventati grandi esperti e che riuscivamo a condurre a buon fine senza incidenti, mobilitando dei gruppi di intervento numerosi per degli obiettivi abbastanza ridotti.

Ma, come ho detto, con l'andare del tempo l'organizzazione era diventata sempre più grossa e le esigenze della clandestinità ancora più complesse e onerose. Il denaro delle rapine non bastava più e ci sembrava troppo rischioso moltiplicare in modo eccessivo gli attacchi alle banche che spesso fruttavano solo piccole somme. Nell'aprile '75 ci riunimmo, Margherita, Moretti ed io, in una casa nel piacentino per discutere il da farsi: pensammo che era venuto il momento di seguire l'esempio dei guerriglieri latino-americani che già da tempo sequestravano degli industriali per finanziarsi.

Come mai avete scelto proprio Vallarino Gancia?

Esaminammo una rosa di nomi presentata dalla colonna torinese. Puntammo su Gancia perché con lui potevamo agire in una zona che conoscevamo bene, perché l'operazione non comportava troppe difficoltà, perché era molto ricco e perché ci risultava che avesse finanziato delle organizzazioni fasciste. Volevamo chiedere un riscatto di circa un miliardo, ma, soprattutto, miravamo a un sequestro rapido, semplice e il meno rischioso possibile.

Tu hai partecipato all'azione?

Non facevo parte del gruppo operativo perché ero super ricercato, la polizia aveva le mie foto, non mi potevo spostare con facilità.

Avevamo studiato i movimenti di Gancia e stabilito che lo avremmo preso in una strada di campagna che percorreva abitualmente per andare alla «Camillina», la sua villa-castello di Canelli, vicino Asti. L'azione scattò alle 15,30 del 4 giugno e si svolse senza intoppi. Appena prelevato, l'industriale venne caricato su un furgone e portato alla cascina Spiotta, sulle colline di Acqui Terme.

Cosa era la cascina Spiotta?

Un nostro rifugio segreto, molto tranquillo e ben situato: a circa un'ora di macchina da Milano, Torino e Genova. Un antico cascinale di pietra in mezzo alla vigna e agli alberi da frutta, sul cucuzzolo di una collina a pochi chilometri dal borgo di Arzello. Lo aveva scoperto Margherita e comperato per pochi milioni. Avevamo lavorato assieme a Bonavita, Ferrari e altri compagni per costruire il bagno, far arrivare l'acqua, sistemare il grande camino. Era diventato un posto accogliente dove andavamo per dei periodi di riposo e delle riunioni del gruppo dirigente della colonna torinese.

Avevamo fatto amicizia con una famiglia di contadini di un cascinale vicino. Con loro curavamo la vigna e facevamo il lavoro nei campi. La figlia, di quindici-sedici anni, veniva spesso a trovarci, ci portava le uova fresche e il latte appena munto. Quando Franceschini ed io eravamo stati arrestati e le nostre foto erano apparse su tutti i giornali, nessuno di loro aveva detto niente e così pensammo che potevamo fidarci e che la cascina Spiotta restava ancora un posto sicuro.



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